Umani non sufficientemente evoluti

Significato di evoluzione da Rizzoli:

fig. Ogni processo di trasformazione, graduale e continuo, per cui una data realtà passa da uno stato all’altro – quest’ultimo inteso generalmente come più perfezionato – attraverso cambiamenti successivi; secondo un modo di concepire la natura affermatosi alla fine del 18° sec., sulla base di ipotesi cosmologiche (ipotesi di Kant-Laplace sull’origine del Sistema Solare, v. laplaciano) e di teorie sull’origine e la trasformazione delle forme viventi (trasformismo, teoria della discendenza), si è cercato di spiegare in termini di evoluzione i fenomeni cosmologici, chimici, biologici e antropologici (si parla quindi di e. cosmica, galattica, stellare; di e. chimica, molecolare; di e. organica; di e. psicosociale, culturale), passando dalla scienza alla filosofia della scienza (e. scientifica) e alla metafisica (evoluzionismo).

È provato che l’evoluzione di molte specie è il frutto di un percorso che ha richiesto migliaia d’anni prima di riuscire a formare una condizione fisica e comportamentale volta ad affrontare l’ambiente circostante in modo confidente. 

Questo, a detta anche di Daniel Goleman (Intelligenza Emotiva edito da Bur  Rizzoli 2011), ci porta inesorabilmente a considerare l’evoluzione tecnologica alla quale siamo stati sottoposti negli ultimi cinquant’anni come una violenza fisica e psicologica verso l’umanità.

Sì, perché gran parte della nostra struttura emotiva e comportamentale è ancora basata su un modello molto primitivo. Questo lo possiamo sperimentare nella nostra quotidianità, nel modo con il quale reagiamo alle sollecitazioni esterne e come la nostra parte inconscia e in particolare il nostro cervello rettiliano (tronco dell’encefalo), rispondono alla condizione “attacca o fuggi”. Questa dinamica governa gran parte delle nostre reazioni e non è governata dalla mente conscia.

È interessante considerare la teoria che spiega come non ci sia stato abbastanza tempo per l’uomo (nelle diverse rivoluzioni tecnologiche) di trasformare il suo corpo emotivo e fisico, creando una condizione nella quale, pur non essendoci oggi (nella maggior parte delle culture civili) rischio di vita o di morte, la maggior parte delle decisioni e reazioni continuano a viaggiare su questa polarità primitiva.

Sorge così una domanda spontanea: “se questa corsa all’evoluzione tecnologica continuerà in modo vorticoso, quale sarà lo spazio per un’umanità non ancora evoluta per riuscire a vivere in modo confidente un mondo in cui sarà sempre più difficile riconoscersi?”

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